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Novembre mese di Prosa

Doppio appuntamento al Teatro Sperimentale: dal 6 al 9, Vinicio Marchioni diretto da Antonio Latella sarà 'Riccardo III': dal 27 al 30, in scena 'Il birraio di Preston' dal romanzo di Andrea Camilleri (che firma anche la riduzione teatrale).

Per il mese di novembre, doppio imperdibile appuntamento con la Stagione di Prosa al Teatro Sperimentale. Da giovedì 6 a domenica 9 novembre, Vinicio Marchioni sarà il protagonista del Riccardo III diretto da Antonio Latella. Il testo di Shakespeare – qui nella traduzione di Federico Bellini che condivide con lo stesso Latella l’adattamento, dramaturg Linda Dalisi – è una grande parabola sulla forza del male ma anche sulle sue capacità persuasive, seduttive e attraenti. Accanto a Vinicio Marchioni, Silvia Ajelli, Anna Coppola, Flavio Capuzzo Dolcetta, Sebastian Luque Herrera, Luca Ingravalle, Giulia Mazzarino, Candida Nieri, Stefano Patti, Annibale Pavone, Andrea Sorrentino.

Dal 27 al 30, arriva in scena Il birraio di Preston tratto dal romanzo di Andrea Camilleri, con Edoardo Siravo, Federica De Benedittis e Mimmo Mignemi, per la regia Giuseppe Dipasquale che firma la riduzione teatrale con lo stesso Camilleri. In un esempio sublime e divertito di narrazione dei caratteri - attraverso la lingua camilleriana - , la Sicilia, il suo mondo e i suoi personaggi vengono ammantati da una luce solare, vivida di colori e ricca di sfumature. Completano il cast, gli attori Gabriella Casali, Pietro Casano, Luciano Fioretto, Federica Gurrieri, Paolo La Bruna, Giorgia Migliore, Valerio Santi, Vincenzo Volo.

Teatro Sperimentale
giovedì 6 - domenica 9 novembre

RICCARDO III

di William Shakespeare
traduzione Federico Bellini
adattamento Antonio Latella e Federico Bellini
con Vinicio Marchioni
Silvia Ajelli, Anna Coppola, Flavio Capuzzo Dolcetta, Sebastian Luque Herrera
Luca Ingravalle, Giulia Mazzarino, Candida Nieri, Stefano Patti
Annibale Pavone, Andrea Sorrentino
regia Antonio Latella
dramaturg Linda Dalisi
scene Annelisa Zaccheria
costumi Simona D’amico
musiche e suono Franco Visioli
luci Simone De Angelis
regista assistente e movimenti Alessio Maria Romano
assistente volontario Simone Causa
produzione Teatro Stabile dell’Umbria e LAC Lugano Arte e Cultura

Il male è. Non è una forma, non è uno zoppo. Non è un gobbo. Il male è vita. Il male è natura. Il male è divinità. Il nostro intento è quello di provare ad andare oltre l’esteriorità del male cercando di percepirne l’incanto. È chiaro che se il male stesso viene interpretato da un attore che finge di essere zoppo o gobbo il pubblico è portato ad accettarlo, vede la mostruosità e la giustifica. Anzi, prova empatia se non simpatia con e per il protagonista. Ma è ancora accettabile questo “alibi di deformità” nel ventunesimo secolo? Probabilmente il Bardo ne aveva bisogno per giustificare al pubblico, in qualche modo, tutte le malefatte del protagonista. Difatti utilizzò un corpo maschera, molto più vicino a un giullare di corte, al fool che la maggior parte delle volte aveva una gobba mostruosa ma allo stesso tempo ilare, anche simbolo di fortuna per la cultura popolare del tempo, come dimostra il fatto che quando passava un gobbo tutti correvano a toccargli la gobba. In alcuni Paesi, Riccardo III viene tolto dai cartelloni di programmazione teatrale perché potrebbe risultare offensivo per chi ha quel tipo di disfunzione fisica; argomento delicato in questi tempi dove il politically correct, nel bene e nel male, rischia di diventare censura che muta l’originalità delle opere decontestualizzandole dal periodo storico a cui appartengono. A noi interessa la forza della parola, la seduzione della parola, e, perché no, la scorrettezza della parola. Il serpente incantò Eva con le parole, o, in ogni caso, bisognerebbe pensare che il serpente fu abile in quanto riuscì a far staccare la mela dall’albero ad Eva ma fu Adamo a morderla. Quindi, chi dei due peccò? Il male che mi interessa è nella bellezza, non nella disarmonia. Il male è il giardino dell’Eden. Una bellezza accecante, una bellezza che pretende un ritorno al figurativo. Una bellezza opulenta e ingannatrice, fatta di relazioni pericolose, di giochi di seduzione continui. E, in questo, Riccardo III è il maggiore dei maestri. La sua battaglia non è per la corona, non è per l’ascesa al trono, ma è per la sottomissione del femminile, quando proprio il femminile che gli darà scacco matto; difatti sarà la regina madre a portare a termine una tremenda maledizione. La traduzione di Federico Bellini mi permette inizialmente di giocare con tempi e andamenti ritmici quasi da commedia, direi wildiana, in una pennellata che rimanda all’Inghilterra Vittoriana. Abbiamo cercato di creare un adattamento dove, pur nella rinuncia ad alcune parti del testo originale, abbiamo provato a rispettare l’interezza della vicenda e la sua trasversalità di significato. Ci siamo presi il lusso, studiando i personaggi del testo, di ampliarne uno già esistente, chiamandolo Custode, apparentemente un servitore del male e di Riccardo III, che, con l’andare della narrazione, si scoprirà essere in realtà al servizio della bellezza del luogo; un custode che vuole garantire la sopravvivenza del giardino dell’Eden e per questo è pronto a tutto, quel tutto che nel testo si sintetizza con la parola “AMEN”. Infine e non da ultima, la scelta degli attori: un cast importante, ponderato in modo maniacale, un cast che possa essere forte per talento e dare ad ogni personaggio letterario qualcosa di fortemente artistico, un cast che possa ammaliare gli spettatori mettendo al primo posto del loro lavoro il potere performativo della parola che il Bardo ci consegna e ci lascia in eredità. Sappiamo tutti che la parola può mettere a tacere ogni tipo di guerra, ma nonostante la storia ce lo ricordi continuamente, continuiamo a dimenticarlo e credo, con mio dolore, volutamente: forse perché siamo stati creati per essere stonatura all’interno della perfezione armonica della prima nota, il DO, o almeno così mi piace pensare. A tutti i miei collaboratori artistici ho chiesto di dare bellezza al male e non bruttezza, perché chi tradì il paradiso fu l’Angelo più bello.
Antonio Latella

BIGLIETTI
- posto unico da €14 a €27
- vendita biglietti da lunedì 6 ottobre 2025
https://www.vivaticket.com/it/ticket/riccardo-iii/281954

Giovedì 27 – domenica 30 novembre
IL BIRRAIO DI PRESTON

tratto dal romanzo di Andrea Camilleri
pubblicato da Sellerio editore
riduzione teatrale di Andrea Camilleri – Giuseppe Dipasquale
con Edoardo Siravo, Federica De Benedittis, Mimmo Mignemi
e con [in o.a.] Gabriella Casali, Pietro Casano, Luciano Fioretto
Federica Gurrieri, Paolo La Bruna, Giorgia Migliore, Valerio Santi, Vincenzo Volo
regia Giuseppe Dipasquale
scene Antonio Fiorentino
costumi ripresi da Stefania Cempini e Fabrizio Buttiglieri da un’idea di Gemma Spina
produzione Marche Teatro, Teatro Al Massimo di Palermo, Teatro di Roma

Ci troviamo in un piccolo paese siciliano, che nella topografia camilleriana è il solito Vigàta, durante la seconda metà dell’Ottocento. L’occasione è data dal fatto che è necessario inaugurare il nuovo teatro civico “Re d’Italia”. Il prefetto di Montelusa, paese distante qualche chilometro ma odiato dagli abitanti di Vigàta perché più importante e perché sede della Prefettura, si intestardisce di inaugurare la stagione lirica del suddetto teatro con un’opera di Ricci. Nessuno vuole la rappresentazione di quel lavoro, tra l’altro realmente scadente. Il Prefetto obbliga addirittura a dimettersi ben due consigli di amministrazione del teatro pur di far passare quella che lui considera una doverosa educazione dei vigatesi all’Arte, per seguirli paternamente nei primi passi verso il Sublime. Si arriva quasi a una guerra civile tra le due fazioni: da un lato i vigatesi che, con quel naturale e tutto siciliano senso di insofferenza verso tutto quello che sappia di “forestiero” (e il Prefetto Bortuzzi lo è!), decidono di boicottare l’ordine prefettizio; e dall’altra il prefetto Bortuzzi con Don Memè Ferraguto, al secolo Emanuele, cinquantino, sicco di giusto peso, noto uomo d’onore del luogo, sempre alleato al potere per atavica e pura convenienza. Da ciò si diparte una storia divertentissima e al tempo stesso tragica, che culmina nell’incendio del teatro. Una narrazione interessante per il suo intreccio e intricata nello sviluppo specie quando compaiono sulla scena i dinamitardi che hanno il compito di dare al boicottaggio di quell’inaugurazione la fisionomia di un messaggio a livello nazionale: dovranno infatti far esplodere il teatro per convincere il governo che anche la Sicilia è allineata, contro lo Stato, a favore dei Carbonari. La turbolenta vicenda si incastra con quella del Delegato Puglisi e della sua amante, la cui sorella ha trovato atroce morte proprio in seguito all’incendio del teatro, della cantante Maddalena Paolazzi vittima una delle più clamorose “stecche” nella storia del bel canto, del Dottor Giammacurta, dell’avvocato Fiannaca, dell’ingegnere Hoffer e di tanti altri. La vicenda narrata è una vicenda esemplare per raccontare oggi la Sicilia. L’eterna vacuità dell’azione siciliana, che spesso si traduce in un esasperato dispendio di energie per la futilità di un movente, è la metafora più evidente del testo. Una Sicilia che non dimentica i morti, non dimentica i mali letali che cercano di consumarla inesorabilmente dal di dentro, che non dimentica il tradimento verso valori appartenuti a se stessa quando era culla di una civiltà, questa Sicilia oggi può senza timore ricominciare a parlare di se stessa con la necessaria ironia e distacco, affinché l’autocompiacimento delle virtù come dei vizi e dei dolori, non costituisca lo stagno dal quale diviene difficile uscire.

BIGLIETTI
- posto unico da €14 a €27
- vendita biglietti da lunedì 6 ottobre 2025
https://www.vivaticket.com/it/ticket/il-birraio-di-preston/281947

Biglietteria Teatro Sperimentale 0721 387548
Biglietteria Teatro Rossini 0721 387621
info@teatridipesaro.it

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