Marilynne Robinson è considerata una delle più interessanti figure letterarie del nostro tempo, una scrittrice brillante e magistrale. Si è imposta ai critici e ai lettori italiani con l’assegnazione del premio Mondello 2016.
Nata nel 1943 a Sandpoint, nell’Idaho, vive da anni nello Iowa. Ha vinto il Pulitzer nel 2005 grazie a Gilead ma la sua fama ha avuto un' impennata nel 2015, quando Barack Obama l'ha intervistata per la New York Review of Books. Obama aveva letto Gilead durante i tempi morti di una sua campagna elettorale ed era rimasto molto colpito dalla bellezza del romanzo, tanto da voler incontrare la sua autrice, che è diventata la sua autrice preferita.
I tre romanzi più noti di Marilynne Robinson compongono la cosiddetta “trilogia di Gilead” e sono: Gilead, Home, Lila, pubblicati in un arco temporale che va dal 2004 al 2014. In verità, il primo romanzo dell’autrice si intitola Housekeeping e risale al 1980. Sono però questi tre romanzi ad aver imposto la scrittrice. Ambientati nell’immaginaria cittadina di Gilead, nell’Iowa, sono incentrati sulle vicende della famiglia del reverendo congregazionalista John Ames che si intrecciano con quelle della famiglia di Robert Boughton, reverendo presbiteriano.
Quattro, finora, dunque, le pluripremiate opere di narrativa che la Robinson, ha dato con parsimonia alle stampe (più di venti anni intercorrono tra il suo primo romanzo e quello successivo); docente di scrittura creativa allo Iowa Writers’ Workshop (uno dei più ambiti corsi di scrittura creativa americani, culla di poeti e narratori quali T.C. Boyle e Michael Cunningham), le ha volute alternare a raccolte di saggi, per molti non del tutto convincenti ma comunque mai banali.
Ha scritto su di lei Nicola Lagioia, suo grande estimatore: «Caso quasi unico, nei libri di Marilynne Robinson si intravede il futuro. Per futuro non intendo certa vecchia paccottiglia orwelliana o peggio ancora apocalittica. Dopo Stanley Kubrick e Cormac McCarthy, immaginare la fine del mondo può risultare un esercizio di pigrizia. I libri di Robinson, con sottigliezza rara, suggeriscono al contrario un possibile futuro che valga la pena di essere vissuto, e lo fanno mostrando e nascondendo la dimensione dello spirito a cui potremmo accedere se avessimo la meglio su una serie di ostacoli interiori che rappresentano la nostra vera dannazione. Tutto questo, nel 2016, grazie a un continuo, irrituale, paziente, faticoso, mai banale e mai risolto dialogo con il Nuovo Testamento e con la storia degli Stati Uniti.
In un’epoca in cui la religione presta il fianco di continuo alla violenza e al populismo, alcuni dei romanzi più complessi, sfuggenti e profondi tra quelli scritti nell’ultimo decennio attingono misteriosamente la loro forza dal cuore del cristianesimo».
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