Francesco Recami (1956), scrittore fiorentino entrato in età matura nell’olimpo della narrativa italiana (ma subito con grande successo sia di pubblico che di critica) dopo un passato da romanziere per ragazzi, ha iniziato la sua carriera, appunto, da cinquantenne, con il romanzo L’errore di Platini edito nel 2006 da Sellerio, ma in realtà scritto e proposto vent’anni prima.
Eppure Francesco Recami non nutre rimpianti per l’esordio tardivo, anzi, diffida della moda di lanciare scrittori giovanissimi. E i prestigiosi riconoscimenti ottenuti (tra gli altri, finalista al Premio Strega 2010 con Prenditi cura di me, Sellerio) gli danno ragione, anche se l’autore dà una valutazione disincantata dei concorsi letterari.
Oltre che per la professione che lo vede impegnato nella stesura di testi scolastici, a Recami è venuta voglia di scrivere libri per ragazzi “avendo sotto gli occhi i miei figli di 10-13 anni”. Pubblica così Assassinio nel paleolitico (Mondadori 1996) e Trappola nella neve (Le Monnier 2001).
Lo scrittore ha creato l’amatissimo personaggio Amedeo Consonni, tappezziere in pensione che si divide tra il nipotino e la mania per i casi di cronaca insoluti, che si trova sempre protagonista di avventure rocambolesche e investigazioni paradossali. Una serie di romanzi gialli, tutti editi da Sellerio, da La casa di ringhiera in poi, lo vedono protagonista.
I libri di Recami, quelli non di genere come Prenditi cura di me, sono venati di pessimismo (e di radicalismo) sociale. Viene rappresenta la vita dei nuovi miserabili della nostra epoca: una classe diffusa, discorde, priva, ancor più che dei beni materiali, di ogni coscienza di sé; a cui è negata ogni possibile ricerca della felicità dalla prigione di un anonimato di esistenze molecolari ma illusoriamente convinte ad arte di essere anche uniche. Con una scrittura di un’oggettività inquietante, senza introspezioni, né compassione; e ha la forza di vincolare il lettore dentro una tragedia del quotidiano e di sollevarlo alla fine in una strana liberazione.
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