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“Violenza sulle donne: la città si interroga”

Consiglio comunale monotematico. Sono 91 le donne che nel primo semestre 2018 hanno fatto ricorso al Cav, un 30% in più rispetto allo stesso periodo del 2017

 

Sono state 91 le donne che nel primo semestre del 2018 hanno chiesto aiuto al Cav –Centro antiviolenza “Parla con noi” di Pesaro. Un 30% in  più rispetto allo stesso periodo del 2017, quando gli accessi al Cav erano stati 69.  In totale, nel 2017, gli accessi erano stati 119.

I dati, provinciali, sono scaturiti ieri pomeriggio durante il Consiglio comunale monotematico, dedicato alla violenza sulle donne, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne (25 Novembre).

“Il dato nazionale – ha spiegato Gabriela Guerra, coordinatrice del centro antiviolenza ‘Parla con noi’ – dice che le donne denunciano nell’8-10% dei casi, mentre nella regione Marche i dati parlano di un 46,6%”. Per quanto riguarda le giovani tra i 18 e i 25 anni, 2 sono entrate al Cav nel primo semestre del 2017, mentre nello stesso  periodo di quest’anno sono state nove. Dall’aprile 2009 – anno in cui ha aperto il Cav - al primo semestre 2018, le donne che hanno fatto ricorso al Cav di Pesaro sono state 970, nella maggior parte provenienti da Pesaro, Fano, Senigallia, Montelabbate; età media delle donne che denunciano, 41 anni; la violenza viene subita nel 44% dei casi dal marito, nel 11,1% dei casi dall’ex marito; in totale, contando anche convivente, ex convivente, fidanzato ed ex fidanzato, la donna subisce violenza nell’85% dei casi. Nel 77% si tratta di donne italiane.

“L’argomento non ha ne maggioranza ne minoranza, e riguarda tutto il mondo  – ha detto l’assessore alle Pari opportunità Giuliana Ceccarelli – perché non è una criticità italiana. Purtroppo ogni 25 novembre, ci ritroviamo a dover parlare del numero di femminicidi, o di donne che, fortunatamente,  escono dalla spirale di violenza perché si rivolgono ai centri adeguati al momento giusto. Come Consiglio, come commissione donne elette, siamo partiti con l’idea che è importante conoscere, essere informati, condividere e progettare insieme. L’aspirazione finale è quella di giungere all’abolizione di ogni discriminazione”. Tante le iniziative messe in atto in questi anni.

“In questi anni abbiamo fatto molte iniziative – ha proseguito -, eventi, inaugurazioni, concerti, conferenze, presentazioni di libri di donne che hanno subito violenza, mostre, quindi credo che questa forma di sensibilizzazione sia stata molto diffusa e molto capillare. Sicuramente è nella relazione che dobbiamo trovare la chiave  di volta. In questi quattro anni e mezzo anni abbiamo fatto un bel percorso, ma tanta strada ci sarà ancora da fare”.

Nel dibattito è intervenuta anche Cristina Amadori, presidente della commissione Donne elette: “La violenza, sia verbale che materiale, non è un’emergenza o una patologia di persone problematiche, ma è purtroppo un elemento che talvolta è radicato nella nostra cultura italiana. E che perciò necessita di interventi strutturali specifici. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un radicale cambiamento sociale, a cui però non è seguito il cambiamento culturale individuale.  Anzi, si è potuto constatare come la violenza sulle donne, pur essendo un fenomeno antico, oggi si colora di ulteriori sfaccettature in considerazione del mutato rapporto tra i due sessi”.

L’Amadori ha poi ringraziato, come commissione Donne elette “tutti coloro che in questi anni sono intervenuti e hanno collaborato alla stesura dei tanti progetti di formazione nelle scuole”. In Consiglio sono intervenute anche Graziella Priulla, sociologa e saggista, formatrice sui temi della differenza di genere, che vive e lavora tra Roma e Catania.

“La giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne ha il compito di ricordarci le dimensioni spaventose di questo fenomeno, di dirci che non è emergenziale, ma è un fenomeno strutturale”. Dunque, per dire no a un fenomeno inaccettabile, occorre impegnarsi in una battaglia culturale.  

“Questa è un’occasione importante per noi – ha detto Laura Martufi, presidente dell’associazione Percorso Donna – perché il nostro lavoro è il lavoro di un’associazione di promozione sociale, di volontarie, che si impegnano con il loro tempo in questo progetto. Per contrastare questa cultura nel territorio, in primo luogo organizziamo interventi nelle scuole, anche con il sostegno delle istituzioni. L’anno scorso abbiamo incontrato oltre 2000 studenti”.

Nel dibattito è intervenuta anche la consigliere Chiara Panicali, che ha letto alcuni passi di un libro dal titolo “La donna che sbatteva nelle porte”,  riguardante la violenza sulle donne. Al termine ha preso la parola il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci.

“Senza l’impegno di queste donne – ha esordito - non avremmo avuto il 25 novembre. Non avremmo avuto una consapevolezza nuova di un fenomeno che per troppo tempo è rimasto rinchiuso, soffocato, confuso con altri fenomeni, con i quali non doveva essere confuso. E questo è un grande merito. Ricordo ancora quando ero consigliere provinciale le battaglie fatte per aprire il primo centro antiviolenza, e anche quanta fatica è stata fatta per comprendere l’esigenza di quello spazio”. Questione culturale.

“È ovvio che la questione è culturale – ha proseguito -, viene da lontano, viene anche, secondo me, dalla difficoltà di interpretare, di leggere il significato della parola libertà. Noi sappiamo che la nostra libertà finisce là dove inizia la libertà degli altri”.

Conclude il sindaco: “Ancora c’è un enorme lavoro da fare. Le istituzioni devono essere tutte impegnate in questo, ringrazio tutto il Consiglio comunale per averci dato questa opportunità. Noi come Amministrazione, per quello che possiamo, dobbiamo continuare questo lavoro. Sarà una strada lunga, complicata, però anno dopo anno, ogni 25 novembre, dobbiamo aver fatto  un passo avanti. Questa è la sfida”.  

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