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L’unica immagine possibile (d'après un florilegio)

Prorogata fino al 18 febbraio la mostra di Matteo Fato a cura di Simone Ciglia nella Project room di Palazzo Mosca: in esposizione una serie di incisioni ispirate al lavoro di altri artisti accompagnate da un ciclo di sculture

Fino al 18 febbraio i Musei Civici accolgono la mostra personale di Matteo Fato L’unica immagine possibile (d’après un Florilegio), a cura di Simone Ciglia, promossa dal Comune di Pesaro e dalla Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive in collaborazione con Pesaro Musei.

Si tratta della prima esposizione dell’artista basata sulla calcografia. Matteo Fato ha una lunga frequentazione con varie tecniche d’incisione – dalla puntasecca all’acquaforte, dalla litografia al monotipo – apprese durante la formazione presso l’Accademia di belle arti di Urbino e al centro della sua attività di docente di grafica d’arte presso la medesima accademia. Da sempre accompagnamento di quella pittorica, la produzione grafica è definita dall’autore un “piedistallo per gli occhi”: un momento di elevazione e di appoggio dello sguardo. A Pesaro Fato presenta una serie d’incisioni ispirate al lavoro di altri artisti (d’après). I riferimenti attraversano un lungo arco cronologico, dal primo Rinascimento di Beato Angelico (Vicchio, 1395 ca-Roma, 1455) al tardo Ottocento di Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria, 1851-Francavilla al Mare, 1929) alla modernità di Scipione (Macerata, 1904-Arco, 1933) alla contemporaneità di Gino De Dominicis (Ancona, 1947-Roma, 1998). Seguendo una lunga tradizione nella storia dell’arte, questo ciclo è concepito come un omaggio nei confronti di maestri amati e allo stesso tempo come una riappropriazione e rilettura del loro lavoro. Fato non si limita infatti a una mera trascrizione del motivo originario ma interviene in vari modi nella riproposizione dell’immagine, traslandola di medium, riconfigurandola a livello compositivo o selezionandone alcuni particolari, con l’idea di sovrapporre i propri pensieri a quelli degli artisti studiati. A legare la serie dei d’après è il tema sacro, avviato dal Cristo deriso di Beato Angelico (uno degli affreschi che decorano il convento di San Marco a Firenze, 1438-1440) e proseguito nei successivi episodi dedicati a Il voto di Michetti (una tela del 1883 ispirata alla processione di San Pantaleone di Miglianico [CH]) e Il Cavallino di Scipione (1929, connesso da Fato a studi di tema apocalittico), fino alla Madonna che ride di De Dominicis (1973, una fotografia che conserva l’unica immagine di una statua distrutta dall’artista).

In mostra, la produzione grafica è accompagnata da un ciclo di sculture ad essa legate. Riflettendo la concezione della grafica come “piedistallo per gli occhi”, una serie di basamenti custodisce all’interno alcuni dipinti del ciclo denominato Florilegio. Si tratta di un lavoro pittorico che Fato sta sviluppando da un decennio durante la notte di Capodanno, come una sorta di attestazione dell’attività svolta nel corso dell’anno precedente: un’“accumulazione dell’immagine” che travalica i confini fra astrazione e figurazione. Se il Florilegio rappresenta per l’artista un aiuto a conoscere il proprio pensiero, il d’après è invece una maniera per avvicinare il pensiero di un altro artista attraverso l’unica maniera ritenuta possibile, quella di ridipingerlo. L’unica immagine possibile (d’après un Florilegio) testimonia l’attualità della grafica – nelle sue molteplici declinazioni – e della storia dell’arte come un inesauribile florilegio. Entrambe concorrono per Matteo Fato a una liberazione dalla necessità di figurare, lasciando solo la volontà di raffigurare.  

Matteo Fato. L’unica immagine possibile (d’après un florilegio)

a cura di Simone Ciglia
Palazzo Mosca - Musei Civici, Pesaro/Project room
PROROGATA AL 18 FEBBRAIO 2024
orario martedì-giovedì 10-13, venerdì-domenica e festivi 10-13 / 15.30-18.30 chiusure: 25 dicembre, 1 gennaio
ingresso incluso nel biglietto Pesaro Musei, gratuito fino a 18 anni
info 0721 387541 info@pesaromusei.it




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