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Il Salone nobile del Gradari per Antonia Pallerini

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Giovedì 21 dicembre alle 18, l’intitolazione del salone nobile di Palazzo Gradari alla celebre danzatrice nata a Pesaro nel 1790 che prese parte anche alle opere di Rossini. Si connota così, nel segno della danza, uno dei luoghi che sarà centrale per Pesaro Capitale italiana della cultura 2024.

Giovedì 21 dicembre alle 18 appuntamento a Palazzo Gradari - luogo simbolo per l’arte cittadina - per l’intitolazione del salone nobile ad Antonia Pallerini, celebre danzatrice nata a Pesaro nel 1790, interprete privilegiata del coreografo Viganò e artista nelle opere di Gioachino Rossini.

Alla cerimonia saranno presenti: per il Comune di Pesaro Daniele Vimini, vicesindaco e assessore alla Bellezza e Francesca Frenquellucci assessora all’Innovazione e alla Partecipazione, la professoressa Ilaria Rossano, coordinatrice del dipartimento coreutico del Liceo Scientifico, Musicale e Coreutico G. Marconi, rappresentato da un gruppo di studenti. In programma, alcune letture di Lucia Ferrati - un omaggio alla ballerina pesarese attraverso le parole dei suoi contemporanei -, e a seguire e una breve esibizione di Aurora Profili e Alberto Bargnesi, allievi del quinto anno del Liceo Coreutico che danzeranno un estratto musicale tratto dal balletto "Prometeo" del coreografo Viganò su musiche di Beethoven di cui la Pallerini fu protagonista.

L’intitolazione del salone di Palazzo Gradari porta a compimento la richiesta partita con la raccolta firme presentata dal Liceo Coreutico Marconi nel 2021, nei primi anni del loro percorso liceale. Ma sono tanti i cittadini che caldeggiavano la causa a testimonianza del fatto che la danza ha radici profonde nella storia di Pesaro ed è un’espressione artistica che connota il dna culturale del territorio.
 
Artista dalle doti eccezionali, ‘modello di grazia e di morbidezza’, danzatrice e mima, Pallerini è stata musa eletta del coreografo e ballerino Salvatore Viganò e co-creatrice di un nuovo genere coreutico: il coreodramma. I contemporanei consideravano ineguagliate le sue capacità artistiche come attestano le lodi della critica e degli spettatori colti, primo fra tutti Stendhal che la definì ‘sublime’. Nella sua fiorente carriera è stata scelta da prestigiosi coreografi del tempo come Antonio Landini, Louis Duport, Giovanni Galzerani,, Carlo Blasis, Jean Aumer, Gaetano Gioia e Francesco Clerico e si è esibita nei più importanti teatri italiani e all’estero.

Antonia Pallerini Pesaro 1790 – Milano 1870)
Figlia di Filippo Pallerini (maestro di ballo e ballerino “grottesco’), e di Rosa Fedeli, cantante. Fanno parte della famiglia anche i ballerini Celestina e Girolamo e il ballerino e coreografo Antonio Pallerini. Antonia rimane presto orfana di padre e viene educata alla danza dalla madre fin da bambina. Grazie alle sue eccezionali doti eccelle fin da subito. A 13 anni debutta a Venezia, al teatro di S. Giovanni Grisostomo (oggi teatro Malibran) nel ruolo eponimo del ballo Gernando e Delinda. Nel 1805, a Milano danza al Carcano nel Filopemene di Giuseppe Cajani), nel 1807 al Teatro del Lentasio ne La capricciosa corretta ossia Una curiosa metamorfosi di Antonio Cherubini. Nel 1808 alla Pergola di Firenze interpreta La vendetta di Medea di Giacomo Serafini e l’anno successivo, a Roma, al teatro Argentina, danza nei balli per il melodramma Talestri regina di Egitto, coreografati da Gaetano Gioia. In quel tempo, a Milano, l’assoluto principe della danza era Salvatore Viganò che aveva cominciato la sua carriera a Roma, dove aveva esordito sotto vesti femminili, essendo allora bandite le donne dalla scena. Il suo vero esordio è a Vienna, col Riccardo cuor di leone, nel quale la nuova forma d'arte immaginata dal Vigano comincia a delinearsi. Stendhal dirà di lui: «La più bella tragedia di Shakespeare non produce su di me la metà dell’effetto di un balletto di Salvatore Viganò» (Rome, Naples et Florence). A partire dal 1810, col ballo Cajo Marzio Coriolano, creato nell’Imperial teatro di Torino, Antonia Pallerini diviene l’interprete privilegiata di Viganò e di un nuovo genere coreutico: il coreodramma. Su di lei Viganò costruisce i ruoli principali di apprezzate creazioni scaligere: sono gli anni della luminosa affermazione di doti che i contemporanei considerarono ineguagliate. La fama di Antonia Pallerini, attestata dalle lodi della critica e degli spettatori colti – primo fra tutti Stendhal – deriva proprio «dal suo sublime atteggiarsi drammatico, non già dalla danza propriamente detta» (I Teatri, 1830, p. 808). Oltre che per Viganò, Antonia Pallerini fu interprete per altri coreografi, come Antonio Landini, Louis Duport, Carlo Blasis, Giovanni Galzerani. Dopo la morte di Viganò (1821) Antonia Pallerini prosegue in una fiorente carriera. Per qualche anno è ancora a Milano, Nel 1826 lascia La Scala – vi tornò poi saltuariamente (ma soprattutto in fine di carriera) – e si esibisce con assiduità su diverse piazze italiane, tra cui il Regio di Torino, il Gran teatro di Trieste, il Comunale di Bologna, il Ducale di Parma, La Pergola di Firenze, La Fenice di Venezia, il teatro Grande di Brescia e, all’estero, lo Her Majesty’s Theatre di Londra). Ritrova così autori con cui aveva già lavorato, ma realizza anche nuove importanti collaborazioni, per esempio con Louis Henry, Salvatore Taglioni, Antonio Monticini e Antonio Cortesi, coreografo di Ines de Castro (Torino, Regio, 1827), che le offre un nuovo ruolo drammatico perfettamente consono alle sue doti interpretative, quello di Donna Ines, spesso raffigurato nell’iconografia coeva. Intorno al 1840 si ritira dalle scene e muore a Milano l’11 gennaio 1870.


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