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Pesaro Danza Focus Festival

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Sabato 18 maggio una vera e propria festa della danza esplode a Pesaro 2024. Cinque proposte imperdibili a partire dalle 17 per tutti gli amanti dell’arte coreutica ma anche per chi vuole affacciarsi al mondo di una delle espressioni artistiche più intense e travolgenti.

Il 18 maggio con Pesaro Danza Focus una festa della danza esplode in città. La proposta di TeatrOltre offre 5 appuntamenti a partire dal pomeriggio. Si inizia alle ore 17 alla Sala della Repubblica con Lo que los árboles no cuentan con i danzatori Héctor Plaza e Kiko López, un confronto in danza tra esseri viventi con gli alberi e la natura. Alle ore 18 al Salone Nobile di Palazzo Gradari si muovono come i neuroni a specchio - quelli che ci permettono di entrare in relazione con l’altro - i corpi delle giovani danzatrici Alessandra e Roberta Indolfi nella performance Io. Tu. Io e te. Tu ed io. Noi. Loro. Noi e loro. Uno spettacolo di danza liberamente ispirato al romanzo di Saramago, Cecità di Virgilio Sieni accende la ricerca sull’idea di corpo come luogo di accoglienza delle diversità e come spazio per sviluppare la complessità del gesto, al Teatro Rossini alle ore 19. Energia pura per l’appuntamento delle 21.30 al Teatro Sperimentale con Flux sanguins – le pouvoir de la fraternité dei giovani coreografi e danzatori provenienti dalla Martinica, Loïck ed Emerick Gene che formano il duo hip-hop Les Gamal, uno dei più acclamati in Francia. Il termine alle ore 23 alla Chiesa dell’Annunziata con Caligula’s party [estratto] di Fattoria Vittadini, spettacolo nel quale la coreografa e danzatrice Chiara Ameglio, partendo dall’opera teatrale di Albert Camus, rielabora una propria scrittura scenica intorno al suo protagonista, in un componimento tra danza e drammaturgia, corpo e parola.

18 MAGGIO PESARO FOCUS DANZA FESTIVAL 2024

ore 17 | Teatro Rossini _ Sala della Repubblica LO QUE LOS ÁRBOLES NO CUENTAN
ore 18 | Salone Nobile di Palazzo Gradari “Antonia Pallerini”
IO. TU. IO E TE. TU ED IO. NOI. LORO. NOI E LORO.
ore 19 | Teatro Rossini CECITÀ
ore 21,30 | Teatro Sperimentale FLUX SANGUINS – LE POUVOIR DE LA FRATERNITÉ
ore 23 | Chiesa dell’Annunziata CALIGULA’S PARTY
[estratto]

BIGLIETTI
- Lo que los árboles no cuentan €5
- Io. Tu. Io e te. Tu ed io. Noi. Loro. Noi e loro. €5
- Cecità €10
- Flux sanguins €10
- Caligulas’s party €5
BIGLIETTERIA TEATRO ROSSINI 0721 387621 dal mercoledì al sabato dalle 17 alle 19:30
Nei giorni di spettacolo anche dalle 10 alle 13 e dalle 17 ad inizio spettacolo, la domenica di spettacolo dalle 10 alle 13 e 1 ora prima dell'evento.

LO QUE LOS ÁRBOLES NO CUENTAN
danzatori Héctor Plaza, Kiko López
Lo que los árboles no cuentan è un pezzo di strada che inizia in uno di quei momenti in cui pensi e... È interessante vedere gli alberi come se fossero persone e le persone come se fossero alberi. Hanno visto il mondo passare e si sono adattati nel tempo, lentamente ma fermamente, proprio come gli alberi sembrano creare il loro mondo interiore, proprio come le persone. Attraverso la danza, osserviamo gli alberi e la natura, confrontandoci con loro come individui, riflettendo sui punti in comune che condividiamo come esseri viventi.
Héctor Plaza, nato a Valladolid, ha iniziato il suo rapporto con il movimento fin da giovane attraverso lo sport e le arti marziali. In seguito si è immerso completamente nella cultura della Break Dance. Nel 2012 ha iniziato la sua formazione come ballerino di danza contemporanea e da allora non ha mai smesso di ricercare e formarsi. Ha lavorato come interprete per il progetto Momentum Fisico di Francisco Córdova Azuela, Roberto Oliván, La Intrusa, Guy Nader e Maria Campos, essendo nominato nel 2022 come miglior interprete maschile nei premi della critica catalana e nei premi Max per il pezzo Made of Space. È uno dei fondatori della compagnia Iron Skulls con la quale ha sviluppato varie produzioni e progetti artistici.
Kiko López è un ballerino e coreografo valenziano residente a Barcellona. È il direttore e coreografo della sua compagnia, Cia. Kiko López & Cia. Nouvas. La sua formazione comprende hip hop, danza contemporanea, danze tribali e modern jazz, studiate in accademie di prestigio come l’Alvin Ailey American Dance Theater, lo Studio Debbie Reynolds e il Broadway Dance Center NY. È stato premiato per i suoi lavori personali in “The Best on Spain” e al “Certamen di Danza Burgos-New York” con il pezzo Díjama 4 e ha vinto il programma televisivo Tú sí que vales con la Kublik Dance Company. Insegna workshop di danza urbana e contemporanea in tutto il mondo. Tra i suoi lavori più noti, le collaborazioni con varie compagnie di danza internazionali e i suoi progetti personali Wiwbak e Retorn.

IO. TU. IO E TE. TU ED IO. NOI. LORO. NOI E LORO.

coreografe ed interpreti Alessandra e Roberta Indolfi
musica Undular – Caterina Barbieri
crediti foto Marina Alessi
Siamo state la stessa persona, siamo state la stessa carne, siamo state lo stesso respiro, e poi qualcosa ha deciso che quell'uno non bastava, che da quell'uno dovesse nascere un'altra vita. Siamo figlie e madre l'una dell'altra. Siamo state generate dalla nostra stessa carne. Siamo nate due volte. Ora siamo due, in vita, con le stesse sembianze fisiche e con tutto il nostro errare, incespicare e lottare con ciò che non possiamo controllare: la nostra origine, la nostra storia, la nostra nascita, scritta sulla nostra pelle, insita nel nostro modo uguale di respirare, camminare, incurvare la schiena, parlare al telefono.
Danziamo e cadiamo per cercare di stare al mondo, in un mondo che è attratto da ciò che c'è tra noi e allo stesso tempo brama la nostra separazione. Un mondo che ha giocato con noi ad "indovina chi", che ci ha tolto nome e nel frattempo ci ha domandato curioso "come si fa? Cosa si prova?".
Io. Tu. Io e te. Tu ed io. Noi. Loro. Noi e loro. Due corpi che si incarnano e si scarnano.

CECITÀ
ideazione, coreografia, spazio Virgilio Sieni
spettacolo liberamente ispirato al romanzo Cecità di José Saramago
interpreti Jari Boldrini, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti,
Lisa Mariani, Andrea Palumbo, Emanuel Santos

musica originale Fabrizio Cammarata
costumi e elementi scenografici Silvia Salvaggio
luci Andrea Narese e Virgilio Sieni
maschere Chiara Occhini
coproduzione Centro Nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni, Fondazione Teatro Piemonte Europa e Fondazione Teatro Metastasio di Prato
Incombe sulla terra una tragedia immane che rovescia il modo di stare. Un virus sconosciuto agisce togliendo la vista alle persone. Comunità e individui perdono apocalitticamente quello che credevano di possedere e vedere. Tutto è improvvisamente immerso in un biancore luminoso che assorbe come per divorare non solo i colori ma le cose stesse e gli esseri, rendendoli così, doppiamente invisibili.
Quel mare di latte nel quale sono caduti gli abitanti del mondo, li rende sgomenti e impauriti, vulnerabili agli odori e alle esalazioni, li costringe ad apprezzare il pianto e le lacrime, le impronte e il tocco della mano. In questo stato di eccezione un piccolo gruppo si allea per condividere le vie di fuga e il nuovo mondo. Tra di loro una donna non ha perso la vista, ma dovrà rimodulare ogni dettaglio del suo comportamento per coesistere con la vista, per domandarsi a cosa serve vedere.

In questo poema della morte e della sofferenza, il corpo avanza con tutta la sua biologia e le emozioni emergono da gesti nuovi, ritrovati, reimparati. Gli interpreti, come testimoni di questo evento, si ritrovano a toccare lo spazio, a essere toccati dai luoghi, ad ascoltare le tracce del suolo e le onde sonore che vagano nell’aria. La ricerca drammaturgica procede avviando una ricostruzione del corpo che dalla cecità si muove verso una condizione di novità che obbliga a vivere le cose diversamente e ad elaborare strategie di sopravvivenza -o più semplicemente- di rieducazione allo sguardo.
Lo spazio esplorato si compone secondo la scoperta di dettagli tattili e sensibili dove la vista passa in secondo piano, dove il tatto ricrea una nuova percezione di sé, dell’altro e dell’abitare. I comportamenti disperati, desueti, drammatici, malvagi, alla deriva, selvaggi, rispondenti all’istinto animale agiscono come uno scavo profondo portando alla luce ciò che è più umano come l’amicizia e la solidarietà. L’essere bipede umano diventa molto spesso quadrupede, serpente che striscia, cucciolo che si rannicchia, belva brutale che si scuote. Toccando le cose e gli altri elabora nuove posture ed emozioni. Nel biancore accecante della scena tutto si svela di nuovo: emerge quello che prima era presente ma nascosto.

La danza nasce da un ritorno allo spostamento, da una migrazione interiore. Il corpo e le sue parti divengono sede assoluta di ripartenza: si procede con un lento camminare e strisciare, si volgono le mani libere per toccare, si dispiegano gli arti per difendersi, per procurarsi il cibo e lavarsi, per uccidere e curare i morti, ma anche per abbracciare un cane e sentirsi in una profonda e complice simbiosi tra esistenti.

Le necessità biologiche inscritte nel comportamento del sapiens esplodono in questo farsi complici e comunità: cibarsi, accudire il più debole, difendersi a tutti i costi. Una condizione che fa emergere una natura schematizzata e malvagia che sorprende e che rovescia la percezione sugli altri e le cose. I danzatori, come portatori di questa nuova essenza, agiscono ricreando una nuova mappa percettiva dell’ambiente, della città, scoprendo le potenze antiche -forse perse- che oggi richiamano alla cura del suolo e del territorio secondo una visione che è, come scrive James Hillman “anima”, “atmosfera”, natura”, “genio del luogo”: sotto un albero, vicino a una pozza d’umido, presso una sorgente, accucciati in angolo, lungo una parete liscia, affidati ad una spalla.

Aprire gli occhi tutte le volte per vedere di nuovo.

Con Cecità si esplora quello stato di mancanza che risveglia la vita delle cose facendole sbalzare fuori dalla quotidianità, ricercando un’essenza che ricorda che prima di tutto siamo natura, una natura che reagisce a noi, capace di distruggere noi.

Siamo fatti di agenti e presenze che gemendo ci richiamano e la danza incarnata nei corpi risponde, restituendosi nella sua intraducibilità rituale. L’attenzione è su quello che già è qui, sul movimento musicale come tensione che coinvolge tutte le facoltà umane, per essere semplicemente vivi, per creare e ricreare quell’esperienza di iniziazione al movimento. Non sempre sappiamo cosa ci muove, l’arte della danza non svela ma attraversa, unendosi ogni volta alla natura, interrogandosi dell’infinito che ci avvolge, prendendosi per mano. Virgilio Sieni

FLUX SANGUINS – LE POUVOIR DE LA FRATERNITÉ

coreografia e interpretazione Loïck e Emerick Gene (Les Gamal)
editing musicale e beatmaker Alexandre Ladour (MADIJUWON)
stilista Corianna Moubembe
creazione e gestione luci Florent Ecrohart
video ed editing Yannick Hochorian (Kryzis Création)
coproduzione Auditorium Seynod de Annecy, La Place
con il supporto di Pôle en Scène
In questo pezzo, che amano chiamare, non uno spettacolo, ma un "crea'show", una performance che unisce virtuosismo tecnico e scrittura coreografica, Les Gamal ci invitano in un viaggio che si muove al centro di un flusso di energia, rivelando una fraternità che è diventata la base della loro identità artistica: la convergenza dei loro pensieri, l'apposizione e la complementarità della propria sensibilità, della propria personalità. Il tutto costruito attorno a diversi dipinti che raccontano storie di vita che li hanno segnati trasmettendo valori che ognuno di noi può fare sentire, come la benevolenza, la tolleranza o la solidarietà. Il duo disegna la personalità l'uno dell'altro con corpi che sembrano trarre la loro vitalità a volte dallo stesso cuore. La sincerità della loro danza dà, nella sua esecuzione coreografica e nella loro impressionante connessione, un'altra umanità all’hip-hop. E la perfezione, la precisione e la determinazione dei loro movimenti scatena una sana complicità! Giovani coreografi e danzatori provenienti dalla Martinica e Guadalupa (isole dei Caraibi francesi), Loïck ed Emerick Gene sono due gemelli che formano il duo hip-hop Les Gamal. Dal 2016 sono stati in prima linea nelle competizioni hip-hop nazionali e internazionali e hanno più di trenta vittorie all’attivo. Nel 2018 sono diventati il primo gruppo francese a vincere il titolo di World Of Dance (WOD Championship) che esiste dal 2015. Considerati uno dei migliori duo dell’urban dance in Francia, dal 2018, hanno iniziato a creare coreografie, basando il proprio lavoro su questa formula che ha guidato la loro passione fin dall'inizio: “Fai in modo che la loro danza e il loro corpo siano solo musica!

CALIGULA’S PARTY
[estratto]
liberamente ispirato a Caligola di Albert Camus
creazione e performance Chiara Ameglio
drammaturgia Aureliano Delisi
collaborazione alla creazione Marco Bonadei
musiche e progetto sonoro Gianfranco Turco
disegno luci Fabio Bozzetta
costumi Elena Rossi
produzione Fattoria Vittadini
coproduzione Festival Internazionale La Sfera Danza
con il sostegno di NEXT Regione Lombardia | Fondazione Cariplo
con il supporto di Festival L’Altra Fedora

lo spettacolo contiene scene di nudo integrale

Assumo su di me un regno in cui l’impossibile è sovrano. Voglio mischiare il cielo e la terra, confondere l’orrore e la bellezza, far scaturire il riso dalla sofferenza. Il mondo così com’è non è sopportabile. Per questo ho bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, di qualcosa di dissennato, forse, ma che non sia di questo mondo. Caligola

Caligula’s party è il terzo spettacolo del progetto coreografico Indagini sulla mostruosità, che si sviluppa intorno alla figura del mostro e interroga i concetti di nemico, antieroe e paura, il valore negato all’inammissibile e all’errore nel presente. Partendo dall’opera teatrale di Albert Camus, lo spettacolo rielabora una propria scrittura scenica intorno al suo protagonista, in un componimento tra danza e drammaturgia, corpo e parola.
Chiuso nelle sue stanze C. è un imperatore in lutto per aver perso il senso della vita, in guerra con le logiche della società e del potere che egli stesso rappresenta, ossessionato dall’impossibile, in una dialettica interiore che lo frattura. Dalla sua solitudine infestata di fantasmi, riemerge una creatura provocatoria e indifferente che si svela al mondo attraverso una condotta immorale e oscena, impopolare e mostruosa. I controvalori che lo muovono, sfidano la norma e le regole approvate, processandone i limiti, le forzature, le ipocrisie, le false speranze, che spesso, silenziosamente, conducono all’infelicità. C. è mostro perché si assume il compito di mostrare ciò che non vuole esser visto, rovesciare la pubblica morale, mosso da una segreta, profonda, celestiale fame di libertà e verità. C. non è il mostro esiliato, custode del confine e dell’ombra, ma il re della festa a cui tutti sono invitati, un anarchico incoronato che scende in piazza come puro esempio di un’umanità che la società non è in grado di sopportare.

C. sta per Camus: affondando a piene mani dentro il suo testo straordinario, è immediatamente chiaro quanto la trama e i personaggi da lui creati parlino alla società contemporanea, ancora (e per sempre) intrisa da una tragica dialettica tra ordine e libertà, logiche di controllo e anarchia. C. sta per Caligola: puro esempio di ribellione, antieroe investito dei più alti poteri, folle dittatore che fa della provocazione il senso intero della sua esistenza, la verità a tutti i costi un’arma per svelare ipocrisia e convenienza. Il potere di cui è investito innesca un’anarchica gestione della sua carica: “nulla è più anarchico del potere.” diceva Pasolini. Tuttavia Caligola è umano, ciò che lo muove è un comune, seppur disperato, dolore. C. sta per Cherea, garante del senso, antitesi e assassino di Caligola. Potere e disordine, la violenza della verità, la sensatezza del compromesso, sono i concetti che agitano lo spettacolo. C. sta per Chiara: abitare le contraddizioni della società significa domandarsi quanto e come abitare il compromesso tra desiderio e realtà, tra possibile e impossibile, quanto siamo disposti a rinunciare di noi stessi nell’ubbidire ai valori imposti della società. Quale prezzo paghiamo come individui? Ma quali i privilegi? Il pubblico è invitato a gettare uno sguardo dentro le stanze dell’imperatore, a un party che è un’ipotesi di realtà, e riflettere … su quanto pericoloso o liberatorio sia interpretare la verità secondo un nostro personale senso di giustizia, su quali rischi ci siano se potessimo vivere e agire anteponendo in modo assoluto la nostra libertà individuale, e le nostre passioni, che cosa sia il potere, e nelle mani di chi è posto, ieri come oggi. Chiara Ameglio


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