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Area archeologica di via dell'Abbondanza

Inaugurata nel 2015, l'area archeologica di via dell'Abbondanza rende visibili i resti di una lussuosa dimora signorile di prima età imperiale, riccamente decorata. Accesso il più possibile ampio e fruizione coinvolgente sono le linee guida del percorso espositivo in cui gli apparati multimediali fanno rivivere la storia e offrono un'esperienza di visita emozionante per tutti. I reperti emersi durante lo scavo sono esposti all'interno due vetrine dedicate all'epoca romana e alle fasi medievali e rinascimentali: ceramiche, lucerne e oggetti della vita quotidiana. Spicca per importanza, la testa di un piccolo Eros dormiente in terracotta, simbolo grafico della domus e di 'Pesaro archeologica'. Grande impatto è affidato al percorso virtuale, un vero e proprio unicum nelle Marche: sulle pareti in cemento armato dell'edificio, vengono proiettate le ricostruzioni tridimensionali degli antichi ambienti della domus che permettono di ricostruire scene della vita quotidiana e di 'immergersi' nell'atmosfera della Pisaurum di epoca romana. L’area è dotata di un percorso per ipovedenti con pannelli braille e modelli tattili, messo a punto in collaborazione con il Museo Tattile Statale 'Omero' di Ancona.

La storia

Nonostante le trasformazioni nel corso del tempo, Pesaro conserva ancora oggi l’impronta urbanistica del municipio di Pisaurum, fondato nel 184 a.C. La pianta del centro storico, di forma rettangolare, tramanda chiaramente il ricordo della città fortificata di epoca romana: nelle strade che si intersecano in maniera ortogonale, è riconoscibile il tracciato dei cardi e decumani. I numerosi scavi realizzati negli ultimi anni hanno permesso di acquisire ulteriori elementi archeologici per ricostruire la vita cittadina dei secoli e millenni passati. Al di sotto delle strade e dei palazzi moderni, si possono trovare ancora i resti delle case, delle botteghe e delle strade percorse nel tempo dai romani, dai barbari e dai bizantini, e poi ancora nel Medioevo e nel Rinascimento.

L’area archeologica di via dell’Abbondanza è stata indagata dalla Soprintendenza Archeologia delle Marche tra il 2004 e il 2005 durante i lavori di scavo per la costruzione di nuovi garage sotterranei. Le indagini hanno permesso di ricostruire uno spaccato importante della storia di Pesaro dall’età augustea fino alla prima epoca rinascimentale. La sequenza stratigrafica messa in luce copre un arco di tempo di ben sedici secoli: circa millecinquecento anni.

Appena iniziati i lavori, a circa un metro di profondità dal piano stradale attuale, si sono incontrati i primi elementi di interesse archeologico: i resti della bottega di un vasaio, un ceramista, vissuto nel Cinquecento. Si trattava di una piccola officina dotata di una fornace per la cottura di mattoni e di vasche e di pozzetti per la lavorazione dell’argilla. Proseguendo gli scavi sono state scoperte le impronte di numerosi pali di capanne, utilizzate in età medievale come abitazioni, con il tetto e le pareti costruite con materiali deperibili quali la paglia e il fango. Scendendo via via a maggiore profondità, le ricerche archeologiche hanno rivelato come, tra il V e il X secolo d.C., la stessa area fosse adibita anche a spazio cimiteriale: sono state rinvenute una cinquantina di tombe, per lo più di bambini e adolescenti sepolti in semplici fosse scavate nella nuda terra. Fin dal VI secolo d.C., nel settore più orientale dello spazio indagato, in corrispondenza dell’attuale via dell’Abbondanza, sorgeva un impianto termale. Gli scavi non hanno permesso di determinare le reali dimensioni di questo edifico, né è possibile stabilire chi ne fosse proprietario: certo è che si trattava di una struttura importante, dotata di piscine riscaldate, di spogliatoi e di una serie di altri ambienti di servizio. Proseguendo le indagini, a quattro metri di profondità dall’attuale piano stradale, è stata infine trovata e messa in luce, parte di un’ampia villa urbana, abitata durante la prima età imperiale, di cui sono ancora oggi visibili i resti del peristilio - il cortile interno - e di alcune stanze pavimentate con mosaici in bianco e nero che si aprivano attorno ad esso.

La domus romana

Costruita in età augustea, intorno alla fine del I sec. a.C. - come indicano i mosaici, gli affreschi e alcuni dei materiali ritrovati durante lo scavo - la domus fu restaurata più volte e continuò ad essere abitata per un lungo periodo, almeno fino alla fine del II sec. d. C. La planimetria della maggior parte delle abitazioni signorili della prima età imperiale è regolare: gli ambienti domestici si distribuivano seguendo uno schema consueto. Le stanze si susseguivano attraverso un lungo asse che dall’entrata passava attraverso il vestibolo - una via di mezzo fra una moderna sala d’ingresso e un corridoio - per arrivare all’atrio, uno spazio aperto posto al centro della casa. Era questo l’ambiente principale, intorno a cui ruotava la vita di tutta la famiglia. Attorno ad esso si aprivano le stanze private del proprietario: dalle camere da letto al 'tablino', un equivalente del nostro salotto, sistemato proprio in fondo all’atrio. Oltre al tablino era collocato il peristilio, il cortile interno della casa, abbellito solitamente da alberi da frutto, piante aromatiche e vasche o piccole fontane. Attorno al peristilio si aprivano ulteriori ambienti che da esso traevano luce. Potevano essere le camere da letto - i cubicola -, il triclinio, ossia la sala da pranzo, o anche dei locali di servizio. Lo scavo del 2005 ha individuato una parte del peristilio e degli ambienti che si affacciavano attorno ad esso su due lati. Mentre le stanze che si aprivano lungo il lato nord-est della domus sono state quasi interamente indagate, delle stanze costruite sul lato opposto del peristilio sono oggi visibili solo le soglie decorate da raffinati mosaici. Fra la fine del I sec. d.C. e gli inizi del II sec. d.C., la domus fu interessata da importanti lavori di ristrutturazione: lo spazio venne riorganizzato riducendo di dimensione alcuni ambienti e creando nuove stanze; le pareti furono affrescate con nuovi cicli pittorici oggi andati pressoché irrimediabilmente persi.

La strada

Il tratto di strada basolato scoperto al di là del muro perimetrale della villa, è di poco successivo alla costruzione della domus. Si trattava di una piccola strada pedonale che si immetteva ortogonalmente sul primo e sul secondo decumano orientale della città. Messa in luce per oltre 18 metri di lunghezza, si mostra parzialmente collassata verso il centro per la presenza, sotto al piano pedonale, di una fognatura per lo scolo dell’acqua piovana. Utilizzata almeno fino agli inizi del III sec. d.C., la strada venne poi lentamente spogliata per impiegarne i resti come materiale da costruzione. Una volta abbandonata, divenne quindi una sorta di discarica a cielo aperto: numerose delle lucerne e delle ceramiche oggi esposte all’interno delle vetrine sono state rinvenute nei terreni di riporto, gettate lì come materiale di scarto. Fra il V e il VI sec. d. C. la strada fu poi definitamente interrotta dall’edificio termale .

Il ciclo decorativo della domus

La villa è un importante testimonianza dell’edilizia privata a Pesaro di età romana. Non sappiamo chi ne fosse il proprietario, ma sicuramente era abitata da una famiglia agiata, come dimostra il ricco apparato decorativo. Tutti gli ambienti sono decorati da eleganti mosaici con motivi geometrici e “a tappeto”, realizzati con tessere bianche e nere, derivati da modelli semplici, in voga fra la tarda età repubblicana e la prima età augustea. Nonostante la semplicità degli schemi (meandri, losanghe, esagoni o più semplici stellati), le maestranze hanno evitato di ripetere gli ornati negli ambienti fra loro vicini; in alcune delle soglie di passaggio si può notare una ricercata contrapposizione dei motivi ora a girali ora floreali. All’eleganza dei mosaici, facevano riscontro le pareti affrescate scegliendo tonalità forti, ottenute utilizzando pochi colori come il nero, l’ocra e il rosso. Gli affreschi appartengono al cosiddetto “terzo stile pompeiano”, in uso tra la fine I sec. a.C. e la metà del I sec. d.C.

L'impianto termale

Dai primi decenni del III secolo d.C. comincia il graduale abbandono della domus e della strada basolata. Nel corso del IV-V secolo d.C. ad essa si sovrappone un nuovo edificio, un quartiere termale. E’ stato possibile ricostruire solo la pianta parziale di questa vasta struttura, suddivisa internamente in almeno sei vani. Durante l’età altomedievale, fra l’VIII e il X secolo d.C., e forse ancora prima in concomitanza con le ultime fasi d’uso dell’impianto termale, parte dell’area fu adibita a spazio cimiteriale. Sono state indagate una cinquantina di tombe a inumazione, per lo di bambini e adolescenti, quasi tutti sepolti in semplici fosse scavate nella piena terra, senza corredo. A partire dall’XI secolo, una parte dell’area viene interessata dalla costruzione di alcune semplici abitazioni, simili a capanne, con pali portanti di legno e tetto e pareti realizzati con paglia e fango. Ogni casa doveva avere intorno una piccola porzione di terra usata come orto per coltivare frutta e verdura, nella quale trovavano spazio anche piccoli recinti utilizzati per il ricovero degli animali. Appartengono a questa fase e ai secoli immediatamente successivi alcuni dei vasi ceramica oggi esposti nelle vetrine.

via dell'Abbondanza

proprietà Soprintendenza Archeologia Marche, Comune di Pesaro
Gestione Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive

orari
giugno - settembre: sabato, domenica e festivi h 11.00 – 13.00 / 17.00 - 19.00
ottobre – maggio: sabato, domenica e festivi h h 11.00 – 13.00 / 16.00 - 18.00
chiusure annuali 25 dicembre, 1 gennaio

visite per scuole e gruppi organizzati prenotabili anche in altri giorni della settimana
La visita alla domus è guidata da apparecchi multimediali che accompagnano il visitatore lungo un percorso guidato di circa 35 minuti.
Massimo 20 persone per turno / Scuole fino a 24 persone (insegnanti compresi) / disposizione della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio delle Marche

Ingresso (i biglietti si acquistano presso la biglietteria dei Musei Civici e di Casa Rossini)

Ingresso con Card Pesaro Capitale
costo Card
INTERO € 12
RIDOTTO € 7 gruppi min. 15 persone, studenti universitari, realtà convenzionate, possessori Card Pesaro Cult, gruppi accompagnati da guida turistica con patentino

La Card Pesaro Capitale consente l’accesso a Palazzo Mosca - Musei Civici | Casa Rossini | Area archeologica di via dell’Abbondanza | Museo della Bicicletta | Centro Arti Visive Pescheria | Area Archeologica e Antiquarium di Colombarone | Museo Archeologico Oliveriano | Palazzo Ducale (visite guidate) | Casa-Museo Giovanni Gentiletti | Museo Officine Benelli | Sinagoga | Musei Civici a Palazzo Ciacchi

Biglietto singola struttura
INTERO € 7
RIDOTTO A € 4 gruppi min. 15 persone, studenti universitari, realtà convenzionate
RIDOTTO B € 3 possessori Card Pesaro Cult, gruppi accompagnati da guida turistica con patentino

GRATUITO
fino a 18 anni, soci ICOM, giornalisti muniti di regolare tesserino, disabili e accompagnatori, studenti del Conservatorio Statale di Musica G. Rossini, possessori Carta Famiglia Comune di Pesaro

accesso disabili
info 0721 387541 biglietteria Musei Civici di Palazzo Mosca
www.pesaromusei.it

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