«Grave tenere chiusa un’intera palazzina nuova, realizzata da meno di due anni, mentre i cittadini sono costretti a stare sulle barelle nei corridoi del Pronto Soccorso». Così il sindaco Andrea Biancani, intervenuto questa mattina al sit-in organizzato dalle forze di maggioranza del Consiglio comunale di Pesaro davanti al *Pronto Soccorso. «Siamo uniti su questa battaglia – ha ribadito -, la destra sta affossando la sanità: sono incapaci di fare e mantenere le promesse. La sanità del territorio, non solo quella della città, è allo sbando e necessita urgentemente di un cambio di passo. Il rapporto con le istituzioni deve essere onesto, franco, collaborativo. Ma esigiamo delle risposte dalla politica regionale, che si nasconde dietro ai dirigenti e scappa di fronte alle difficoltà invece di affrontarle». Qualche giorno fa ho incontrato alcuni sindaci dell'entroterra, per spiegargli che il problema dell’ospedale non è solo dei pesaresi, ma anche dei cittadini di Cagli, Sassocorvaro o Vallefoglia che hanno bisogno di prestazioni di qualità e nei tempi previsti. Quindi se la sanità pubblica, e in particolare l’ospedale di Pesaro, non è più in grado di dare le risposte è un problema di tutti».
E continua: «Non so se ci avete fatto caso, ma ultimamente alle richieste del sindaco, degli assessori, dal Consiglio, dei cittadini, risponde solo il direttore generale Carelli. Vi sembra normale? Le responsabilità sono prevalentemente politiche, che fine hanno fatto il presidente Acquaroli, l’assessore regionale Saltamartini e tutti gli altri politici che si occupano di sanità? Dopo la campagna elettorale sono spariti, dal voto sono passati quattro anni e quello che hanno fatto è stato solo cancellare i progetti in corso. La prima regola di qualsiasi buona amministrazione deve essere quella di “non annullare i progetti avviati”, perché tutti sanno che i tempi per la riprogrammazione sono lunghissimi».
Megafono in mano Biancani mette in fila i temi, a partire del Pronto Soccorso: «in un paese normale è possibile che ci sia una palazzina nuova, finita quasi due anni fa, e viene tenuta chiusa mentre i cittadini della provincia malati son costretti a stare nei corridoi sulle barelle? La risposta ufficiale della regione è stata che la palazzina si tiene chiusa in caso di una nuova emergenza sanitaria, ma il rischio reale è di tenerla chiusa, inutilizzata, per i prossimi 40 anni?».
Secondo punto, l'Ospedale Nuovo di Muraglia: «dov'è il progetto definitivo? La gara per individuare l’impresa è stata fatta? I lavori dovevano iniziare a ottobre, mancano pochi giorni. Il rischio è che si andrà alle votazioni senza un nulla di fatto». Terzo tema toccato da Biancani, l’atto aziendale: «per chi non lo sapesse è quell'atto nel quale viene scritto con che personale vengono erogati servizi e quali vengono mantenuti sia nell'Ospedale, che nei vari presidi». E ribadisce: «l’ex direttrice generale, la dottoressa Storti secondo me è andata via perché non sapeva che “pesci prendere”. Le dichiarazioni di ieri di Carelli, nelle quali afferma di mantenere la stessa organizzazione odierna (sia per i posti da primario che amministrativi) è normale? Ancora pensiamo di mantenere un’organizzazione così, che non funziona? Noi non ci stiamo, il processo di razionalizzazione e di riorganizzazione della sanità deve essere vero».
Sull’esodo dei medici: «vanno via perché non credono più nel modello sanitario della nostra regione, hanno capito che qui non c'è niente da guadagnare dal punto di vista professionale, questo vuol dire che la sanità dei cittadini può solo peggiorare.
Il tema della salute mentale: «un patrimonio della nostra città e del nostro territorio, portarla fuori è assurdo per diversi motivi. Non parliamo di pacchi, ma di persone fragili che hanno un loro equilibrio e spostarli è complicato. In secondo luogo le famiglie non hanno sempre la possibilità di percorrere 20 km per andare a trovare i loro cari tutti i giorni, per questo il luogo che li ospita deve essere più vicino. Il personale, che oggi è pubblico, andrà riorganizzato in altri servizi territoriali, lasciando alla salute mentale un personale esterno e privato. Abbiamo proposto delle soluzioni ma l’intenzione della Regione è chiara: spostare i servizi della salute mentale da Pesaro». Biancani ricorda: «da due anni, come consigliere regionale, ho chiesto venisse individuato un luogo tra: l'ex ostello (che è vuoto da anni), casa Roverella, l’edificio dei Padri Comboniani. Poi Galantara dove si è scelto di togliere l’attuale servizio di degenza, per spostarlo a Mombaroccio, una scelta assurda».
Poi il tema del San Benedetto: «Abbiamo comprato dalla Regione la parte che verrà recuperata per realizzare edilizia sociale. Vogliamo iniziare i lavori nel 2025, ma allo stato attuale l’abitabilità non c’è, perché la nostra parte confina con la proprietà della Regione che non è agibile. Così non si può andare avanti. La settimana scorsa ho scritto una lettera al presidente Acquaroli e all’assessore Saltamartini per chiedergli di prendere in mano la situazione di Pesaro, perché siamo allo sbando. In particolare denunciavo la situazione scandalosa del pronto soccorso e sulla salute mentale non c’è regia. Ho chiesto un sopralluogo all’assessore Aguzzi per il San Benedetto, non ho avuto risposta. Fisserò un giorno per effettuarlo, se la Regione non verrà andremo da soli».
Il centro per l'autismo: «i soldi sono stati stanziati, il luogo era stato stabilito, ma? Si è deciso di realizzare in via Alfano un ufficio della Centro operativo territoriale nel quale lavorano tre persone. Sono passati quattro anni e ancora non si è mosso nulla».
E conclude: «Il sindaco è il responsabile della salute pubblica, non della sanità. Continueremo a metterci la faccia e a batterci, perché la sanità pubblica è una risorsa che va garantita ai cittadini e va rafforzata. Il rapporto con le istituzioni deve essere onesto, franco, collaborativo. Ma esigiamo delle risposte, dalla politica regionale, che di fronte alle difficoltà è fuggita».