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Loreno Sguanci: sculture e spazio

Inaugura sabato 7 dicembre nel loggiato di Palazzo Ducale, la mostra con le opere del Maestro che ha contribuito a scrivere la storia culturale della città.

Inaugura sabato 7 dicembre alle 18, nel loggiato di Palazzo Ducale la mostra “Loreno Sguanci: sculture e spazio” che porta, nel cuore della città, 14 delle sculture più significative del Maestro che fanno parte della donazione della famiglia al Comune. Fortemente voluta dal sindaco Biancani, l’esposizione è promossa dal Comune di Pesaro con la collaborazione di: Prefettura di Pesaro e Urbino, Archivio Loreno Sguanci APS, Azobé Odv e rientra nel calendario di Pesaro 2024 – Capitale italiana della cultura.    

Visitabile gratuitamente fino al 30 dicembre, la mostra presenta al pubblico una serie di sculture lignee dalla fine degli anni ’70 al 2004 che ripercorrono gli ultimi trent’anni della ricerca estetico-formale di Loreno Sguanci (1931 – 2011), personalità che si è impegnata a 360° nella vita artistica, sociale, amministrativa e culturale della città. Presenze finemente lavorate, le opere esaltano la preziosità dell’intaglio e i totem, introversi e silenziosi, celebrano il tema del rapporto dell’opera d’arte con lo spazio urbano e dell’artista inteso come operatore culturale. Aspetti, questi, centrali nella ricerca artistica dello scultore che già dal 1970 partecipava alle maggiori iniziative dedicate all’arte per la città e all’attuazione delle giuste istanze democratiche di una cultura accessibile a tutti e liberamente fruibile.    

Biografia
(Firenze 1931 – Pesaro 2011) Loreno Sguanci ha frequentato l’Istituto d’Arte di Porta Romana, diplomandosi al Magistero di scultura sotto la guida del professore Bruno Innocenti, e nel 1952 si è trasferito a Pesaro per insegnare discipline plastiche presso il locale Istituto d’Arte. A Pesaro ha continuato la sua ricerca nel campo della scultura attraverso una serrata attività che, muovendo da una iniziale formazione figurativa, lo ha portato ad indagare diversi materiali e nuovi linguaggi formali. Alla fine degli anni ’50 si intensificano i suoi rapporti con la critica e le gallerie romane e nel 1962 Gaspero Del Corso organizza presso la Galleria dell’Obelisco la sua prima personale. Nel 1963 è invitato alla Biennale dei Giovani a Parigi e nel 1965 è presente alla Quadriennale d’Arte di Roma dove, nella sala personale a sua disposizione, espone una serie di opere di notevole dimensione in legno e in legno e rame che si sviluppano secondo forme organicistiche. La sua curiosità lo porta a visitare vari paesi europei per tornare a Pesaro nel suo studio a continuare la sua ricerca che negli anni ’70 affronta, con rinnovato vigore, lo studio del segno e delle sue molteplici valenze grafiche intese come elementi essenziali per dar corpo al complesso rapporto logico-emozionale esistente tra presente e memoria: esemplificazione di tale ricerca è la grande parete in legno e colore realizzata per Volterra ’73 e le presenze per lo spazio pubblico come la “Porta a Mare”. Gli anni ’80 e ’90 sono caratterizzati da opere di notevoli dimensioni realizzate con un legno durissimo, l’Azobé, chiamate le “Grandi Tavole dei Segni”, in queste opere la trama si infittisce a creare giochi di luce che seguono le scansioni geometriche dei pieni e dei vuoti in un costante rimando all’idea di una razionale espansione della crescita. Di questo periodo va ricordata la scultura “Il Grande Segno” realizzata per Brufa nel 1995 con una trave lamellare di legno di rovere alta 10 metri. Dalla fine degli anni ’90, la sua ricerca artistica è tesa ad approfondire il concetto della forma intesa come presenza densa di antiche e nuove valenze. Oggi, infatti, le sue opere si ergono autonomamente nello spazio con i loro corpi scolpiti segnati da ampie campiture di terra rossa che si estendono sulle superfici del legno definendone, inaspettatamente, i volumi quali segni della memoria che ritornano carichi del sentimento del tempo e del nostro sentire.
Liberamente Tratto da Sguanci Sculture, catalogo, Artemisia srl, 2004

L’impiego sociale e le competenze artistiche:     
Le vivide esperienze degli anni fiorentini, il ruolo formativo assunto negli anni di insegnamento presso l’Istituto d’Arte pesarese unitamente all’entusiasmo e alla serietà della ricerca artistica condotta negli anni ’70 in cui il senso democratico della cultura appariva anche nella forma della cittadinanza attiva e dell’impegno sociale, hanno maturato in Loreno Sguanci il desiderio di modellare il sentimento collettivo.
Se da un lato la sua ricerca artistica muoveva verso la produzione di grandi opere ad impatto urbano attraverso le quali creare luoghi antropologicamente significanti, dall’altro negli anni ‘90 rispose alla chiamata dell’allora Sindaco di Pesaro Oriano Giovannelli assumendo l’incarico di Assessore alla Cultura e successivamente di Direttore del Centro per le Arti Visive Pescheria che egli stesso pensò e realizzò per la città di Pesaro e che nasce per rompere l’isolamento della città nei confronti della ricerca e dei vari aspetti della creatività artistica e con il chiaro intento di proporsi come soggetto capace di dialogare con le altre realtà nazionali ed internazionali.


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