Mercoledì 20 dicembre alle ore 16,00 nella Sala del Consiglio Comunale verrà presentato il calendario 2024 del Foto Club Pesaro; per l’anno di “Pesaro 2024 capitale italiana della cultura” una versione speciale del consueto calendario che ha scelto come soggetto un ambito artistico specialistico e poco frequentato: opere d’arte in stucco conservate nella nostra città, illustrate da numerose fotografie e descritte da testi storico-artistici di Giovanna Patrignani.
Intervengono: per il Comune di Pesaro, Daniele Vimini vicesindaco e assessore alla Bellezza e Marco Perugini presidente del Consiglio comunale, Franco Galluzzi presidente del Foto Club Pesaro, Giovanna Patrignani. Per l’occasione il calendario sarà dato in omaggio ai presenti, in duplice versione: grande da muro e piccolo da tavolo.
La struttura del calendario comporta necessariamente una drastica selezione, per cui in un rapido excursus sono state selezionate opere e decorazioni a stucco modellate a Pesaro dal XVI al XVIII secolo da celebri stuccatori e maestranze di grande perizia tecnica. Sono opere poco conosciute dagli stessi pesaresi, perché collocate all’interno di antichi edifici storici e anche perché gli stucchi, in quanto arte applicata, sono stati studiati dalla storiografia artistica con un’attenzione molto minore rispetto a quella riservata a pittura, architettura e scultura.
Cronologicamente il calendario prende l’avvio intorno alla metà del Cinquecento con il celebre stuccatore e scultore urbinate Federico Brandani, che lavorò al servizio del duca Guidubaldo II della Rovere nei palazzi ducali di Urbino e di Pesaro, dove nella chiesa di Sant’Agostino si possono ammirare il gruppo scultoreo in stucco raffigurante Il Crocifisso e la Maddalena e in Palazzo Ducale alcuni camini, fra cui quello con bassorilievo in stucco raffigurante la Gara di corsa con le bighe.
Nella prima metà del XVIII secolo acquista grande fama il bolognese Giuseppe Mazza, autore di numerosi stucchi improntati a un nitido classicismo a Bologna e in varie altre città, fra cui Pesaro, dove nel biennio 1714-15 nella chiesa dell’Annunziata realizza la monumentale e scenografica composizione in stucco bianco raffigurante l’Annunciazione.
L’interno della cinquecentesca chiesa pesarese di San Giovanni Battista è impreziosito da una complessa e imponente decorazione in stucco bianco al centro della quale è scolpita l’Incoronazione della Vergine (sec. XVIII), sul cui autore, al di là dell’apparente analogia con l’Annunciazione di Mazza, non sono ancora emerse testimonianze documentarie.
Così come sono rimasti ancora anonimi gli artefici dei bassorilievi in stucco raffiguranti episodi della vita della Maddalena nella omonima chiesa pesarese, anche se sembrano ispirarsi anch’essi all’esempio offerto da Giuseppe Mazza, quindi databili alla seconda metà del XVIII secolo.
Il calendario si chiude con gli stucchi dello scultore riminese Antonio Trentanove, che fondò la sua arte sull’eccelso esempio del Mazza e divenne uno dei protagonisti della grande stagione neoclassica a Faenza e della scultura neoclassica italiana. La sua compiuta adesione alle istanze neoclassiche è ben rappresentata dall’apparato decorativo della Galleria degli stucchi di Villa Caprile, commissionatigli verso il 1796 dal proprietario il marchese Francesco Mosca. L’intero ciclo di otto ampi riquadri in stucco in puro stile neoclassico, all’interno di raffinate cornici sempre in stucco, raffigura episodi della vita degli Apostoli. Trentanove è anche l’autore dei due sopraporta in stucco posti sui lati minori della Galleria: due medaglioni di colore blu scuro che, sorretti ciascuno da due figure femminili alate munite di trombe e simboleggianti la Fama, racchiudono, con le relative iscrizioni, i profili del pontefice Pio VI e di Ferdinando IV di Borbone duca di Parma, amico del marchese Francesco Mosca.
Di uso antichissimo, i cui primordi risalgono a più di cinquemila anni fa, probabilmente nelle province orientali dell'Iran e in Mesopotamia, lo stucco era originariamente una miscela di calce, gesso, polvere di marmo, impastati con acqua. Utilizzato nei complessi decorativi interni ed esterni di tombe, palazzi, castelli, chiese, ville, si è sviluppato con sorprendenti risultati di capillare diffusione cronologica e geografica. In Italia l’antichissima arte dello stucco risale alle prime manifestazioni nelle decorazioni delle tombe etrusche, in cui sono già mirabili l’elevato senso artistico e la tecnica. Da tale remota antichità l’uso delle decorazioni in stucco di grandi e piccole dimensioni, all’esterno e all’interno degli edifici, non si è mai interrotto nelle sue diverse evoluzioni attraverso le varie fasi cronologiche e stilistiche di Roma imperiale, dell’arte cristiana, del Medioevo. Ma è nel Rinascimento italiano che lo stucco raggiunge il massimo fervore, assumendo aspetti di suggestiva raffinatezza e di squisita tecnica; tra il XVII ed il XVIII secolo consegue il suo apogeo nella traboccante decorazione barocca e rococò. L’arte dello stucco italiano, maestra a tutto il mondo, ha prodotto impareggiabili capolavori, fino al periodo neoclassico e poi tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo nell'ambito del gusto floreale dell'Art Nouveau, di cui il Villino Ruggeri di Pesaro è un mirabile esempio.