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Ricci consegna la Costituzione a 150 neocittadini italiani: «Città più sicure se c’è integrazione»

Cerimonia a Palazzo Gradari: lo status ottenuto da persone residenti in città. Il sindaco sullo ius soli: restano ancora battaglie da vincere

PESARO - Matteo Ricci consegna la Costituzione e la bandiera italiana ai residenti provenienti dall’estero che, nel 2019, hanno ottenuto la cittadinanza italiana a Pesaro. In totale 150 persone ad acquisire lo status: «Cittadinanza è sentirsi parte di una comunità. Senza distinzioni di sesso, razza e religione». Nota il sindaco: «Nelle città la sicurezza è maggiore se l’integrazione funziona. E’ l’esatto contrario di quello che qualcuno ci vuole fare credere». Così «la cerimonia è anche un piccolo segno di ringraziamento. Avete scelto la nostra città, lavorate qui e pagate le tasse – rileva Ricci, rivolgendosi ai presenti -. State dando il vostro contributo alla vita attiva di Pesaro». L’iniziativa a Palazzo Gradari, secondo Ricci, pone ulteriori riflessioni: «Ancora in Italia non siamo riusciti a vincere certe battaglie». Quindi: «Perché i vostri figli nati qui, che vanno a scuola con i nostri e parlano anche il dialetto pesarese, non devono essere italiani? E’ un elemento di arretratezza del Paese. Spero che venga prima o poi superato». Ancora: «Pesaro è stata tra le primissime realtà a dare la cittadinanza onoraria ai figli di immigrati nati nel territorio. Un gesto simbolico per spingere il legislatore ad andare nella giusta direzione». Commenta l’assessore Riccardo Pozzi, coordinatore dell’appuntamento: «Si tratta di un’occasione istituzionale importante per riconoscere il lungo percorso sostenuto da queste persone, divenute cittadini italiani ed europei. Pesaro si dimostra città multiculturale e accogliente». Poi i racconti di Job Huaynalaya Guardia, Amel Jouini, Ilia Levchenko: «Orgogliosi di essere italiani e pesaresi». Presenti il vicecapo di gabinetto della prefettura Sabrina Pace e il dirigente dei Servizi Demografici del Comune Gianni Galdenzi.

IL QUADRO -  L’elenco dei Paesi d’origine (riferito allo scorso ottobre, ndr) include Moldavia (23 per cento del totale), Albania (18 per cento), Perù (13 per cento), Romania (13 per cento), Marocco (8 per cento), Ucraina (3 per cento), Algeria (3 per cento), Serbia (3 per cento). Ma si segnalano casi anche da Polonia, Colombia, Bulgaria, Repubblica Dominicana , Francia, Russia, Gran Bretagna, Tunisia, Venezuela, Nigeria, Palestina, Kenya, Brasile. Tra le tipologie d’acquisizione la residenza (48 per cento) e il matrimonio (17 per cento). Oltre agli articoli 4 (secondo comma) e 14 della legge 91 del 1992. Il primo stabilisce che gli stranieri nati in Italia e regolarmente residenti dalla nascita possono diventare cittadini italiani con una dichiarazione di volontà da rendere entro un anno dal compimento dei 18 anni (sei per cento). Il secondo si collega alla naturalizzazione dei genitori e riguarda i figli minori conviventi di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana (28 per cento sul dato complessivo).

 

(f.n.)

 

 

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