Si tratta dell’unico edificio religioso rimasto a Pesaro che rappresenti una sintesi perfetta fra architettura e scenografia. Viene fatta costruire dal 1577, dalla Compagnia del Nome di Dio, una delle più ricche fra le confraternite laicali pesaresi che provvedeva ai funerali dei poveri e dei giustiziati; si giustifica così la presenza diffusissima di simboli di morte nella decorazione della chiesa.

L'interno mantiene inalterato il magnifico assetto originario, mentre l'esterno, che nel 1763 viene impreziosito da un portale in pietra d'Istria di Giannandrea Lazzarini, è stato restaurato nel 1912. Lo splendido soffitto mostra una copertura - datata fra il 1617 e il 1619 - con grandi tele incastonate da strutture a cassettoni e da parti lignee, opera dello scenografo Giovanni Cortese cui si deve anche il soffitto del Salone Metaurense del Palazzo Ducale.

I dipinti sono del pesarese Giovan Giacomo Pandolfi (1567 - dopo il 1636), confratello del Nome di Dio, ricordato come maestro di Simone Cantarini. Nelle pareti - realizzate dal 1634 al 1636 - è di nuovo protagonista il Pandolfi, qui affiancato da Niccolò Sabbatini, scenografo già al servizio dei Della Rovere, autore fra l’altro del vecchio Teatro del Sole oggi Rossini.

Dalla collaborazione perfettamente riuscita tra i tre artisti prende forma il ‘racconto’ sacro svolto nell’apparato decorativo della chiesa: nel soffitto l’itinerario della salvezza dall’Inferno alla Resurrezione passando per il Trionfo del Nome di Dio, alle pareti gli episodi del Vecchio e Nuovo Testamento contrassegnati ancora dalla potenza del Nome di Dio. Anche la suggestiva sagrestìa seicentesca è totalmente intatta.

via Petrucci 21

proprietà Confraternita del Santissimo Nome di Dio

gestione Arcidiocesi di Pesaro